Si muore?

La notizia

Sveliamo subito, in apertura, una clamorosa notizia: tutto ciò che è vivo, prima o poi, muore.
In altri termini, la morte è un evento naturale e fa parte della tessitura stessa della vita.
L’essere umani, il vivere, si fonda sull’esistenza della morte. Voler eliminare la morte significa voler eliminare la vita e la nostra umanità.
Le cose inerti non muoiono, in quanto non vivono.
La seconda notizia: oggi The Independent ha comunicato di aver individuato un brevetto “oltre morte” registrato dalla Microsoft.

Cosa accade

Lo scrittore Philip K. Dick nel suo “Ubik” del 1969 ha immaginato l’esistenza di una multinazionale che, combinando tecnologia e poteri ESP, riesce ad interrogare le coscienze dei defunti ed a rispondere a numerose questioni di natura tecnica o familiare, anche per un lungo periodo dopo il decesso.
Sull’idea di una continuazione di vita simulata si è espresso anche lo scrittore Robert J. Sawyer (su di lui abbiamo scritto un articolo presente qui sul sito higora.it) nel libro “Transumani” del 1998, in cui esplora ed attraversa confini tra psiche, conoscenza, ricordi, mente e corpo.
Anticipando enormemente i tempi, già negli anni ’70, ci avevano pensato anche gli sceneggiatori nel noto cartoon Jeeg Robot d’Acciaio. Nel cartone animato, infatti, esiste un computer in cui sono archiviate le esperienze e la conoscenza di uno scienziato, e la sua immagine. Grazie a questo mind uploading, il figlio può “parlare” con il padre-scienziato attraverso un monitor, sfruttando una intelligenza artificiale avanzatissima.
Sul medesimo argomento anche un particolarissimo episodio della serie Black Mirror intitolato “Torna da me“, che vale la visione. C’è anche Transcendence del 2014 con Johnny Depp oppure la serie Upload di Amazon Prime. Esiste anche la puntata The Final Moments of Karl Brant della serie DUST.
L’idea sottostante per tutti è la medesima: “ho paura della morte“, “creo un substrato collettivo di accettazione di questa tecnologia“.

Morti vivi

Perdere l’umanità per una esistenza meccanica computazionale riservata a pochi “eletti” è alla base di alcune “religioni” alternative, di talune specifiche sette, del pensiero transumanista gradito al sistema ipercapitalista, e riguarda l’interrogazione che la filosofia fa sull’accadente attraverso diversi studi sugli esseri umani.

Da alcuni anni, Eugenia Kuyda – CEO di una start up russa – ha creato una chatbot che consente di dialogare con un suo caro amico morto. Le conoscenze del bot si fondano principalmente sulle conversazioni avute da Eugenia con l’amico attraverso Telegram. In altri termini l’intelligenza artificiale che gestisce le capacità di chat è stata nutrita con i contenuti digitali di un essere umano realmente vissuto, ed ora morto.
Quanto c’è di etico in questo agire? Riteniamo lecito fare tutto ciò che la pura tecnica rende possibile fare?
Si? No?

 

Il brevetto

Il giornale The Independent ha individuato un brevetto depositato dalla Microsoft.

“The patent describes creating a bot based on the “images, voice data, social media posts, electronic messages”, and more personal information”.

[il brevetto descrive un bot che si fonda sulle immagini, voce, contenuti prodotti sui social, ogni messaggio elettronico (email, scritture, blog, etc) e ogni altra informazione personale]

La pubblicazione è di oggi “Wednesday 20 January 2021 12:15“.
Il contenuto avvalora quanto Higorà aveva affermato nel recente libro Relazioni umane e tecnologie dispositive (buy):

Chi scrive ritiene che la raccolta dei cosiddetti Big Data, ivi incluse le digitazioni sulla tastiera ed i messaggi audio, contribuiscano – oltre le finalità di natura pubblicitaria, commerciale e di controllo – a formare un immenso database di “umanità” a cui attingere per generare e “nutrire” intelligenze artificiali.

L’articolo del The Independent afferma che Microsoft ha incluso la generazione di immagini 2D, 3D e video ricostruiti, da associare alle proprie applicazioni relative ad esseri umani defunti.
Che fine ha fatto il diritto alla propria immagine? É un diritto trasmissibile? Chi può sfruttare economicamente e non i dati di ciascun essere prima o dopo la morte?

LINK all’articolo:
https://www.independent.co.uk/life-style/gadgets-and-tech/microsoft-chatbot-patent-dead-b1789979.html

FMG

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