Oncologia e salute psicologica: ci pensa Amazon e Google?

Donne, è arrivato l’arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto. Ripariamo cucine a gas, abbiamo tutti i pezzi di ricambio. Se avete perdite di gas noi le aggiustiamo, se la vostra cucina fa fumo, noi togliamo il fumo dalla vostra cucina a gas”.

Oggi potremmo dire:

Gente è arrivata Alexa! Ansia, depressione, sensi di colpa, mancata accettazione?

Pfizer, con il patrocinio della Società italiana di psico-oncologia (Sipo), lancia il servizio gratuito ‘di più sul tumore‘, per Amazon Alexa, che può essere utilizzato con smart speaker o da app mobile, e che offre informazioni e approfondimenti sulla gestione psicologica delle diverse fasi di malattia”
(Quotidiano La Sicilia, 22/04/2021).

Non nascondo che, subito dopo avere letto questa notizia, mi ha sopraffatto un leggero senso di sgomento e, di colpo, come psicologa di cure palliative, una crisi d’identità. “Come potrebbe una persona in balìa al disorientamento che una diagnosi oncologica provoca, poter trovare beneficio da una voce, senza volto, che spiega ed elenca i sentimenti e le emozioni che si potrebbero provare? Siamo talmente immersi in questa società dei consumi da credere davvero che una scatola possa accompagnarci nelle delicatissime questioni della vita?

Quotidianamente mi immergo nelle profonde angosce di chi è costretto a destrutturare la propria esistenza e costruire, passo dopo passo, nuovi modi di stare al mondo, nuove abitudini, nuovi tempi e spazi che diventano quelli della terapia, delle T.A.C, delle P.E.T., ultimamente dei tamponi nasali frequenti previo accesso all’area ospedaliera. Tutto questo contornato dalla frustrazione per la necessità di trovare un accompagnatore, qualcuno che si occupi di sostituire la parte non più autonoma di sè. Chi deve affrontare una diagnosi di tumore sa bene quanta fatica e sofferenza ci sia anche nei gesti quotidiani, nelle azioni che diamo tutti per scontate, automatiche. Quanto dolore nel vedere il proprio corpo cambiare: la perdita dei capelli, il gonfiore provocato, talune volte, dalle terapie che trasformano drasticamente una taglia 40 in una oversize, o al contrario, rendono esile chi non lo è mai stato.

Non è coinvolto solo il corpo in questo processo di investimento emotivo che provoca la consapevolezza di essere ammalati di cancro, ma esso diviene la rappresentazione più visibile della sofferenza, della caducità dell’essere umano, della perdita dell’illusoria onnipotenza che continuamente ci viene rimandata dalla società narcisistica in cui viviamo.

Torno ancora una volta a chiedermi: “Come può una voce che proviene da una scatola e non vede il nostro volto, i nostri gesti, i nostri sguardi, le eventuali lacrime e i dolori dell’anima a costituire un supporto di tipo specifico, psicologico? Cos’è che cura? Cosa caratterizza il sostegno psicologico?

Ultimamente la categoria psi è stata oggetto di discussione da parte del Presidente del Consiglio che, provando a trovare un capro espiatorio per la totale disorganizzazione della campagna vaccinale per fronteggiare l’emergenza pandemica da Covid-19, ha messo in dubbio il ruolo da operatore sanitario che svolge lo psicologo non soltanto nei contesti sanitari. Purtroppo, la questione a cui ha dato voce il Presidente Draghi, riguarda il riconoscimento del lavoro dello psicologo dall’intera popolazione e dalle istituzioni che la governano. Come sottolinea il presidente dell’AIP (Associazione Italiana Psicologia) professor Santo Di Nuovo (2021) “E’ in discussione la figura dello psicologo (…) come un apporto scientificamente fondato alla prevenzione del malessere individuale e sociale e alla promozione della salute fisica e psichica”.

Il sostegno, l’accompagnamento e la cura psicologica trovano il loro fondamento nella relazione tra colui che chiede aiuto e il professionista che, per anni, si è formato a questo scopo. “La relazione rappresenta un reale strumento di cura laddove riesce a dar voce alla soggettività del patire, favorisce il contatto del paziente con sé stesso e, attraverso la possibilità di ri-narrarsi, gli permette di riappropriarsi del proprio vivere e del proprio morire” (Acrobatica del Morire, a cura di, 2019).

La relazione di cura si fonda sull’autenticità dell’incontro di due soggettività, entro cui il paziente riesce a recuperare quote importanti della propria identità, ha la possibilità di contattare le proprie emozioni e il proprio sentire. La relazione di cura permette di creare uno spazio in cui il paziente viene accolto nelle proprie paure, incertezze e angosce, in cui si prova a restituire un senso al proprio sentire. È questo rapporto autentico tra due esseri umani che permette al paziente di uscire dalla solitudine in cui la malattia violentemente lo ha catapultato.

Probabilmente l’essere informato sulle fasi che caratterizzano il processo di malattia oncologica è stato pensato, da coloro che hanno progettato la nuova applicazione di Alexa, come un promotore per il benessere psicologico, come un mezzo che possa indurre i pazienti oncologici a chiedere aiuto psicologico.
Ma voglio lanciare una provocazione: perché non incrementare gli spazi riservati al sostegno e all’accompagnamento psicologico all’interno degli ambulatori oncologici ospedalieri? Perché non rendere imprescindibile la collaborazione tra oncologi e psicologi? Perché non prevedere anche un sostegno domiciliare psicologico sin dalla diagnosi anche per i familiari dei pazienti, in modo da creare una rete di aiuto e sostegno e non lasciare la gente sola con il demone della malattia?

C.C.

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