I social non sono neutri, non sono buoni e non ti vogliono bene

Frances Haugen | “Facebook Files”:
effetti di Instagram sulla psicologia degli adolescenti che lo usano.

 

Il gruppo che si occupa di indirizzare i flussi comunicativi su Facebook – e le altre piattaforme di proprietà dei medesimi soggetti – ha deciso da molti anni, o forse da sempre,  di mettere da qualche parte gli approcci etici per dare spazio sconfinato al profitto. Lo scopo evidente – fatto salvo che ve ne siano di non evidenti – è volto ad ottimizzare il business generato dai propri prodotti, al fine di renderli massimamente redditizi, decidendo di favorire lo scontro e la contrapposizioni, decidendo di porre in essere algoritmi che amplificano l’hate speech, cioè l’odio, lo scontro, l’astio e la contrapposizione, tanto a livello individuale che – conseguentemente – comunitario.
Almeno, questa è la tesi che emerge dagli interventi di Frances Haugen.

Questo accade in contrasto con le narrazioni che emergono dai bazooka della comunicazione di questa multinazionale, attraverso il pensiero espresso da personaggi come Menlo Park o Adam Mosseri. Questi personaggi asseriscono di avere ben chiaro il problema “dell’odio”, e di agire per fare tutto il possibile per contenerne gli effetti e depotenziarne i risultati negativi nella vita emotiva degli utenti. Così dicono.

Tuttavia, Frances Haugen – un’ingegnera informatica di 37 anni, ex dipendente di questo gruppo aziendale – dal dicembre 2020 ha consegnato al Wall Street Journal dei documenti interni che proverebbero (la bellezza del condizionale dubitativo) come la piattaforma “Zuckerberg” ponga il profitto al sopra della salute degli utenti. I documenti sono stati ricevuti dal Wall Street Journal sino ad almeno aprile 2021.
Sono state divulgate decine di migliaia di pagine di ricerche e documenti interni denunciando come il noto colosso delle comunicazioni digitali non abbia agito in maniera tempestiva per limitare la diffusione di contenuti di odio e violenza, anzi, i dirigenti avrebbero provato a occultare le prove in merito.
Il noto quotidiano WSJ di portata internazionale ha deciso di pubblicare un certo numero di inchieste che sono conosciute sinteticamente con la dicitura “Facebook Files”.

 

Tra queste inchieste è nota, ad esempio, quella che ha portato attenzione sugli effetti deleteri di Instagram sulla psicologia degli adolescenti, inchiesta che ha stimolato una risposta esplicita della dirigenza dell’azienda “colpita”.
Il risultato conseguito è stata la sospensione del progetto Instagram for Kids, accompagnata dalla “considerevole considerazione” di parte: “il nostro social non è tossico per le ragazzine“. Secondo Adam Mosseri (capo di Instagram e già executive di Facebook), l’azienda ha deciso di sospendere il progetto della piattaforma Ig Kids, pensata per gli under 13, per “esaminare le preoccupazioni” e permettere di “lavorare con genitori, esperti, policy maker e regolatori, per ascoltare le loro preoccupazioni e dimostrare il valore e l’importanza di questo progetto online per i giovani adolescenti di oggi“. Mosseri ha aggiunto di ritienere utile che i bambini sotto i 13 anni abbiano una loro piattaforma globale, specificatamente progettata per questa fascia d’età.

Tuttavia, il Wall Street Journal aveva reso pubblici i dati interni divulgati da Frances Haugen: “il 32% delle adolescenti dicono che quando hanno pensieri negativi sul proprio corpo, Instagram le fa sentire peggio”; “i confronti che avvengono su Instagram possono cambiare il modo in cui le giovani donne vedono e descrivono loro stesse”; “i ragazzini danno la colpa a Instagram per l’aumento del tasso di ansia e depressione”. Facebook ha criticato la lettura dei dati fatta dal giornale, definendola “inaccurata”. Parlando di Instagram, l’ingegnere sostiene come sia devastante l’impatto sulla vita delle adolescenti, “Una ricerca realizzata da Facebook dice che le giovani donne che seguono contenuti legati al disordine alimentare, più seguono questi temi e più entrano in depressione. E questo porta a usare Instagram di più“.

Frances Haugen ha rilasciato un’intervista alla trasmissione televisiva 60 Minutes del canale statunitense CBS. Nel corso del colloquio con lo storico giornalista ed anchorman Scott Pelley ha confermato tutto ciò che emerge dai documenti divulgati dal giornale.
La Haugen – entrata nel social nel 2019, rimasta nel Civic integrity team sino alla fine del 2020 quando è stato smantellato, e poi dimessasi nell’aprile del 2021 – non pensa che “siano disposti a investire ciò che effettivamente deve essere investito per evitare che Facebook continui a essere pericoloso“. L’informatica ha affermato di aver lavorato per Google e Pinterest e di aver trovato, tuttavia, in Facebook “un ambiente significativamente peggiore” a causa della volontà di porre i profitti sopra a qualsiasi cosa, incluso il benessere degli utenti. “C’era conflitto tra ciò che era buono per il pubblico e ciò che era buono per Facebook, e Facebook ha scelto più e più volte di ottimizzare per i propri interessi“. Secondo Haugen, la radice di buona parte dei problemi va individuata in una nuova generazione di algoritmi utilizzati a partire dal 2018, progettati per aumentare l’engagement, cioè il coinvolgimento, e secondo il gruppo ciò che produce più coinvolgimento è paura e odio, “È più facile ispirare le persone alla rabbia che ad altre emozioni“. “Facebook guadagna di più quando si consumano più contenuti. Le persone si divertono a interagire con cose che suscitano una reazione emotiva. E più a rabbia vengono esposti, più interagiscono e più consumano“.

Ma anche a livello di politica internazionale ed azioni militari, i danni sarebbero stati enormi. La ex manager afferma che, “Facebook sta lacerando le nostre società e causando violenze etniche in tutto il mondo, incluso il Myanmar nel 2018 quando i militari hanno usato Facebook per lanciare un genocidio“.

Sugli l’algoritmi modificati dal 2018 è giunta la risposta di Facebook, evidenziando che “l’obiettivo della modifica della Meaningful Social Interactions ranking è espresso nel nome: migliorare l’esperienza delle persone dando la priorità ai post che ispirano le interazioni, in particolare le conversazioni, tra familiari e amici – che la ricerche mostrano essere e interazioni migliori per il benessere delle persone“.

Circa un mese fa, Haugen ha presentato almeno otto denunce alla Securities and Exchange Commission, sostenendo come Facebook stia nascondendo i risultati delle ricerche sulle sue carenze agli investitori e al pubblico.

 

 

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Fonti:
https://www.wsj.com/articles/facebook-knows-instagram-is-toxic-for-teen-girls-company-documents-show-11631620739?mod=article_inline

https://www.repubblica.it/tecnologia/2021/10/04/news/facebook_incoraggia_l_hate_speech_per_il_profitto_esce_allo_scoperto_l_ultima_whistleblower_che_accusa_il_social-320708940

https://www.italian.tech/2021/09/27/news/facebook_risponde_all_inchiesta_del_wall_street_journal_instagram_non_e_tossico_per_le_ragazzine_-319677143

https://www.corriere.it/esteri/21_ottobre_04/chi-frances-haugen-l-ingegnere-informatico-dell-iowa-che-ha-svelato-l-inganno-facebook-3621112e-24de-11ec-807b-86d461d54829.shtml

https://www.ilpost.it/2021/10/04/frances-haugen-facebook-whistleblower

 

 

 

 

 

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