Higorà è una parola immaginata da un sentire attuale, con la consapevolezza che siamo tutti all’interno dei flussi e ne veniamo attraversati. Viene da agorà, la piazza greca, bacino di pensiero filosofico, da affluenti ancora più antichi, multiculturali, multietnici. Ma agorà significa spazio pubblico, luogo di ritrovo, luogo di incontro e di scambio, mercato, ha un suo tempo, un suo senso e dei suoi confini, abbastanza chiari, condivisi, riconoscibili.
Se a questo aggiungiamo le piazze virtuali?
Che cosa accade quando questi confini, queste piazze, non hanno più contorni così chiari, nitidi, riconoscibili?
Quando piazze reali e piazze virtuali si intrecciano, nella vita e nell’immaginazione di generazioni sempre più distanti per senso ed esperienze, di etnie che si mescolano creando e incrementando processi
di creolizzazione? Ecco l’esigenza del suono Hi.